Le armonie di Werckmeister

Fa freddo, freddissimo, in questo film: il vento tira forte sul bavero di János il protagonista così come sul cappotto degli altri abitanti  e sugli alberi e le strade ghiacciate della cittadina in cui arriva il circo della Balena e del Principe. Uno scalcinato, bizzarro circo, giunge nel cuore della notte nella città e si piazza al suo centro con il suo enorme carro. All’interno, l’attrazione principale: la carcassa di una Balena oceanica. La gente guarda immobile e terrorizzata l’impresario pronto a staccar biglietti per la Balena e János, come attratto da una forza irresistibile, monta per primo sul carro. Si avvicina piano all’animale morto e lo guarda negli occhi ancora aperti: è una scena molto intensa, sottolineata da una musica fortemente lirica (Arvo Part). Dall’arrivo della Balena in città iniziano sommosse, assalti e ruberie in città, come se si fosse risvegliata una forza malefica e una rabbia improvvisa si fosse impossessata degli abitanti, rendendoli facinorosi ed esagitati.

Come nelle peggiori e nelle più classiche delle dittature, presto compare una lista di nomi invisi e, come da copione, compare anche il profeta sobillatore delle masse inviperite: è il Principe, creatura deforme di cui si ode soltanto la voce, che inneggia con discorsi di predominio e rovina. Bisogna attaccare, distruggere e ricreare, non pensare perché  il pensierò è nulla. Questa in breve la sua filosofia, che diventa il suono del “la” per sfogare la rabbia su edifici e servizi pubblici. Scoppia il putiferio, la città viene messa a ferro e fuoco e János, che oltre ad essere uno dei buoni è anche l’occhio azzurro dello spettatore, per poco non rischia il linciaggio. Mentre la folla fa razzie arringata dal suo capo emarginato e freak, saranno i furbi e i malfattori a godere dello stato di agitazione generale, nonostante – o forse grazie – all’arrivo anche dell’esercito.

Nel film di Béla Tarr, le scene sono legate l’una all’altra e si passa di piano sequenza in piano sequenza. Spesso la telecamera inquadra i personaggi e le situazioni attraverso delineate figure geometriche in bianco e nero: il rettangolo bianco di una porta da cui viene luce rispetto a una stanza buia, una strada illuminata con un quadrato scuro al centro, ecc., in un gioco di contrasti fortissimi.
La musica anche vive di estremi, essendo o totalmente assente o totalmente preponderante, facendosi carico dell’emotività dell’azione. Questo equilibrio tra gli elementi crea dei momenti di altissima tensione emotiva e carichi di pathos. Lars Rudolph è l’attore ideale per interpretare l’orrore di chi assiste impotente allo sfacelo della dignità umana.

martedì 14 marzo, ore 21.30

ingresso 3,00 euro