Il Luther Blisset project a Roma 1995 – 1999

luther blisset project a romaLuther Blissett è uno pseudonimo collettivo, una “open pop star”, un “multiple name” liberamente adottabile da chiunque, la cui reputazione è in continuo mutamento e che non è attribuibile ad alcun individuo in particolare. La critica dell’individuo, il gioco del falso e del depistaggio e la guerra psichica lo contraddistingue fin dalla sua genesi nel 1994, quando per motivi ancora misteriosi il nome fu ricavato dal centravanti inglese di origine giamaicana ingaggiato dal Milan alla metà degli anni Ottanta. Quest’anno ricorre il ventennale di Luther Blissett a Roma: il suo ritorno con il volume della Rave up, già annunciato con la recente e clamorosa beffa, RyanFair.org, alle maggiori testate giornalistiche italiane on line, intende celebrarlo nel migliore dei modi, quello della restituzione al suo spirito delle origini. Agitatori culturali, anti-artisti, riviste underground, gruppi musicali, squatter, prankster e trickster, trasmissioni radiofoniche e collettivi politici hanno utilizzato negli anni Novanta il multiple name trasformando Luther Blissett in un mito di lotta, in una strategia innovativa di comunicazione-guerriglia. Ma l’auto-storicizzazione fin qui disponibile è un bluff, come potrebbe essere altrimenti? Le agiografie o le critiche fin qui conosciute sono costruite sugli abili depistaggi disseminati ovunque dallo stesso Luther Blissett e quindi di nessuna attendibilità.

Il volume della Rave Up records presenta per la prima volta una raccolta di documenti di una delle esperienze meno conosciute del Luther Blissett Project (LBP): il LBP romano, senza il quale esso non sarebbe mai decollato e non avrebbe mai assunto il profilo oggi riconosciuto. Un numero imprecisato di ragazzi e ragazze portatori di una carica contro- culturale violenta e in rottura con le vecchie tradizioni politiche prese il nome di LBP gettando nel panico la capitale per un lustro. Il libro di Luther Blissett torna allo spirito delle origini in cui anonimato, molteplicità, critica dell’individuo e allegro gioco dell’inganno erano le motivazioni che portavano ragazzi e ragazze a rinunciare ludicamente alla propria identità anagrafica. Luther Blissett non era una sottocultura urbana, non era un’ideologia politica, non era un movimento, non era un gruppo sociale specifico. Tutti coloro che hanno giocato a Luther Blissett nella loro vita anche solo per un minuto rappresentano l’enorme bacino di questo gioco, che l’ha reso popolare, virale, dappertutto e in nessun luogo, che ha attraversato una generazione e che ha permesso al personaggio immaginario di divenire una potente personalità in grado di influenzare la cultura del suo tempo, che gli ha permesso di diventare un folk hero che difendeva la ragioni di quella generazione.

I materiali presentati in questo volume sono improbabili e anticipatori, vanno in cortocircuito e talvolta sono serissimi per essere plausibili e confondere con una mossa cialtronautica i militanti più seri, sono di una pazza e terribile bellezza. Il LBP romano aveva poco o niente a che fare con il LBP più celebre, quello bolognese, e questo comportò una totale autonomia e una grande originalità, dimostrando una maggiore rudezza, radicalità e disinvoltura nel portare avanti la critica dell’individuo e, infine, una diversa percezione degli eventi che contribuì a definire la straordinaria presa di posizione finale: il Luther Blissett Project stesso era una grande beffa e non è mai esistito.

venerdì 13 maggio, ore 18.00 reading e presentazione del libro in compagnia dell’autore.